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Emodialisi

LA VARIABILITÀ DELLA DOSE DI ESA SI ASSOCIA A MIGLIORE SOPRAVVIVENZA NEI PAZIENTI EMODIALIZZATI

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Introduzione

Molti studi hanno evidenziato come fattori predittivi di mortalità cardiovascolare la dose di agenti stimolanti l'eritropoiesi (ESA), i livelli di emoglobina e le sue fluttuazioni.

Ad oggi non esistono studi riguardo alla rilevanza clinica della variabilità della dose di ESA somministrata.

Scopo dello studio è stato determinare l’impatto della variabilità della dose di ESA sulla mortalità nei pazienti emodializzati.

Materiali e metodi

Quattrocentocinque pazienti emodializzati provenienti da 7 Centri Dialisi della Toscana e sottoposti a terapia con eritropoietina da almeno 6 mesi sono stati arruolati in uno studio osservazionale di coorte.

All’ingresso sono stati raccolti esami ematici e dati anamnestici (Tab 1). Durante i primi 12 mesi dello studio sono stati rilevati mensilmente la dose di ESA e i livelli di Hb. La variabilità di tali parametri è stata calcolata come deviazione standard di tutti i valori nel singolo paziente (DS dose ESA).

Nei 12 mesi successivi è stata rilevata la mortalità per tutte le cause e cardiovascolare.

L’impatto della variabilità della dose di ESA sulla mortalità è stata valutata mediante un modello di Cox corretto per dati demografici, comorbilità ed esami ematici, inclusa la variabilità dell’Hb. L'analisi statistica è stata effettuata con SPSS.

Risultati

Nei 12 mesi di raccolta dati la media dell’Hb era 11,5 g/dl, la variabilità dell'Hb calcolata come DS era 0,91 g/dl e la dose settimanale di ESA somministrata era 8368 U. I 12 valori di ESA registrati per ogni singolo paziente presentavano un’oscillazione (DS dose ESA) che risultava mediamente 2235 U (Tab 2).

All’analisi multivariata (modello di Cox) la variabilità della dose di ESA era associata a una ridotta mortalità (HR 0.973; IC95% 0.954-0.993, p 0.008). Età, PCR e numero di comorbilità erano positivamente associate alla mortalità, mentre la variabilità dell’Hb mostrava un trend, seppur non significativo (Tab 3).

La curva di sopravvivenza sulla base dei quartili di DS della dose di ESA conferma il dato. Valori più elevati di variabilità (quartile 4) erano associati a ridotta mortalità (Fig 1).

Conclusioni

La variabilità della dose di ESA si potrebbe interpretare come indicatore surrogato dell’intervento clinico del medico sul paziente.

I nostri dati supportano la tesi per cui l’accuratezza da parte del medico nella modulazione della terapia con ESA migliora l’outcome clinico dei pazienti emodializzati.

release  1
pubblicata il  27 settembre 2012 
da M.Amidone¹, S.Michelassi¹, P.Dattolo¹, L.Moriconi², G.Betti³, P.Conti⁴, V.Panichi⁵, A.Mannarino⁶, A. Rosati⁷, F.Pizzarelli¹
(¹Osp. S.M.Annunziata (FI), ²Osp. Degli Infermi S.Miniato, ³Osp.Massa, ⁴Osp. Della Misericordia Grosseto, ⁵Osp. Verisila Viareggio, ⁶Osp. Nuovo S.Giovanni di Dio (FI), ⁷Osp. Campo di Marte Lucca)
Parole chiave: dialisi cronica, emodialisi, erythropoietin, malattia cardiovascolare, rischio cardiovascolare, sopravvivenza
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