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L’ANTICOAGULAZIONE CON CITRATO: ESPERIENZE A CONFRONTO


Monitors e soluzioni

release pubblicata il  25 novembre 2013 
da Massimo Manes

Figura 1 di 61.

Anticoagulazione regionale con citrato; esperienze a confronto. Monitors e soluzioni  -   Torino 26/3/2013



Figura 2 di 61.

In assenza di un anticoagulante ideale, l’eparina rappresenta ancora il farmaco più utilizzato in CRRT presentando tuttavia alcuni limiti, legati sostanzialmente all’aumentato rischio emorragico (fino al 30% in CCRT) e alla relativa mortalità. [1] (full text)- [2]



Figura 3 di 61.

Il rischio trombotico/emorragico correla bene con i livelli di aPTT ma in maniera meno prevedibile con la dose di eparina, inoltre non c’è un valore soglia di aPTT  sotto il quale l’eparina è inequivocabilmente sicura anche se si ritiene accettabile il mantenimento di valori di aPTT compresi tra 35” e 45”. [1]



Figura 4 di 61.

L’impiego del citrato, ancorchè usato per la prima volta come anticoagulante in corso di emodialisi nei primi anni ‘60, ha ricevuto solo negli ultimi decenni un deciso impulso all’impiego in CRRT. [3]- [4]



Figura 5 di 61.

Per le sue caratteristiche di indurre un’anticoagulazione selettiva del circuito extracorporeo, il citrato determina una maggiore sopravvivenza del filtro, riducendo il rischio emorragico e d’induzione di HIT. [4]



Figura 6 di 61.

Inoltre il citrato inibisce efficacemente l’interazione tra le piastrine e i polimorfo-nucleati. [5] (full text)



Figura 7 di 61.

L’influenza esercitata dal citrato sui meccanismi di interazione cellulare filtro-sangue determina una maggiore pervietà del capillare del filtro in confronto all’impiego dell’eparina. [6] (full text)



Figura 8 di 61.

Recentemente una meta-analisi di sei studi randomizzati che confrontavano il citrato e l’eparina come anticoagulante in CRRT ha mostrato una tendenza ad una maggiore sopravvivenza dei filtri nei pazienti trattati con citrato. [7]



Figura 9 di 61.

La stessa meta-analisi ha evidenziato una significativa riduzione degli eventi emorragici sebbene in tali studi non si  includessero pazienti ad elevato rischio emorragico. [7]



Figura 10 di 61.

Nononostante le premesse favorevoli,  la diffusione dell’anticoagulazionale regionale con citrato nel mondo è ancora limitata assestandosi al 10% circa dei trattamenti eseguiti, dato emerso dalla più grande survey osservazionale (B.E.S.T Study-2007), al 20% circa nel NHA-VAL trial, essendo ancora l’eparina non frazionata l’anticoagulante di gran lunga più utilizzato nel 43% circa dei trattamenti.  In una recente survey del GDS “Trattamenti depurativi in area critica” della SIN-sezione Piemonte-Valle d’Aosta Mariano e al. rilevavano l’impiego del citrato nel 2.5% dei giorni globali di dialisi (7842 giorni) salendo tale percentuale, nel gruppo di pazienti ad elevato rischio emorragico, al 18% dei giorni di dialisi. [8]- [9] (full text)- [10] (full text)



Figura 11 di 61.

Le cause della scarsa penetrazione del citrato sono riferite ad una storica percepita difficoltà procedurale (eterogenicità delle metodiche e delle soluzioni di citrato impiegate), alla necessità di un monitoraggio intensivo, ai rischi clinici in alcune categorie di pazienti e agli aumentati costi tanto da far ritenere l’eparina la prima scelta. [11]



Figura 12 di 61.

Indubbiamente aspetti metodologici complessi (potenziali rischi), unitamente all’eterogenicità delle soluzioni offerte (costi aggiuntivi) e agli aspetti normativo-legislativi diversi da paese a paese hanno frenato l’impiego del citrato ma al tempo stesso stimolato l’industria dedicata a migliorare l’offerta.



Figura 13 di 61.

Infatti,  preso atto dei potenziali “drawbacks” ad un impiego più estensivo del citrato, l’industria dedicata ha lavorato intensamente per creare le condizioni tecniche ideali per incrementare l’uso del citrato adeguando i monitors alle nuove esigenze (pompe aggiuntive per l’infusione di calcio e citrato), (software ed hardware per la gestione sicura dell’anticoagulazione e dell’infusione di calcio), producendo soluzioni “ad hoc”, semplificando l’interfaccia con l’operatore e uniformando i protocolli d’utilizzo. L’obiettivo è quello di creare le condizioni operative per un futuro sviluppo della metodica su larga scala implementando altresì le evidenze di sicurezza d’impiego del citrato



Figura 14 di 61.

Infatti, negli ultimi anni stiamo assistendo ad un aumento delle evidenze scientifiche che mostrano un profilo di sicurezza del citrato anche in “subsets”  di pazienti che tradizionalmente erano esclusi da questa forma di anticoagulazione come gli epatopatici con insufficienza epatica o cirrosi che presentano una documentata compromissione del metabolsimo del citrato. [12] (full text)- [13]



Figura 15 di 61.

 Quali soluzioni di citrato abbiamo a disposizione oggi?



Figura 16 di 61.

L’analisi della letteratura evidenzia l’estrema eterogenicità delle soluzioni di citrato utilizzate negli ultimi 20 anni, passando da miscele “custom” ad altre prodotte dalle farmacie ospedaliere fino alle attuali formulazioni prodotte dall’industria con relativo marchio CE. [14]- [15] (full text)- [16]



Figura 17 di 61.

Attualmente le soluzioni di citrato più utilizzate sono quelle di trisodio citrato (TSC) al 4% e di citrato destrosio (ACD-A) al 3.22%. Recentemente l’industria ha messo a disposizione soluzioni diluite isotoniche ad hoc per i trattamenti di CRRT, caratterizzate da bassa concentrazione di citrato/a.citrico  e normale concentrazione di sodio, denominate Soluzioni 10/2 e 18/0. [16]



Figura 18 di 61.

Premesso che il potere anticoagulante delle varie soluzioni è analogo, i vantaggi di poter disporre di soluzioni a bassa concentrazione di citrato non è questione trascurabile, poiché gli eventuali effetti metabolici sono minimizzati e il fatto di poter disporre di sacche citratate le rende particolarmente utili come flusso citrato-reinfusato effettivo nelle metodiche convettive (CVVH pre ) o miste (CVVHDF).



Figura 19 di 61.

In letteratura osserviamo protocolli di infusione di citrato (mmol/h) diversi tra loro con velocità di infusione da 18 a 29 mmol/h e concentrazioni di citrato nella sacca che variano da 13.3 a 20 mmol/l . [17]



Figura 20 di 61.

Anche utilizzando la stessa metodica (CVVHDF) i protocolli di utilizzo del citrato variano ancora considerevolmente. [18]



Figura 21 di 61.

La scelta della soluzione dipende dalla disponibilità locale e dalla metodica adottata oltre che dalla disponibilità di monitors equipaggiati all’uopo. Ad ogni modo, tenendo presente che non vi è prova della superiorità di una soluzione rispetto ad un'altra, qualunque sia la scelta, questa non può prescindere da un’adeguata conoscenza degli “effetti” della soluzione prescelta.



Figura 22 di 61.

Infatti, in presenza ancora di una certa eterogenicità dell’offerta, le diverse soluzioni di citrato in commercio determinano potere tampone diverso e, a parità di concentrazione equimolare di citrato, un diverso carico di sodio e di substrati energetici.



Figura 23 di 61.

Per esempio come evidenziato da Oudeman-van Straaten l’impiego di trisodio citrato determina una SIDe (strong ione difference effettiva) di 3 mmol/citrato,  di 2 mmol/citrato se si impiega la soluzione di citrato destrosio. [18]



Figura 24 di 61.

Ancora Oudeman-van Straaten ha calcolato il guadagno energetico di una CVVH-post diluizionale che risultava di 897 kCal/24 ore utiliizzando trisodio Citrato ma saliva a 1502 kCal/24 ore utilizzando ACD. [19] (full text)



Figura 25 di 61.

Ad analoghe conclusioni è giunto anche BaliK che ha calcolato un guadagno energetico per metodiche di CVVH-CVVHDF anticoagulate con ACD-A di circa 1300 Kcal/die. E’ importante riconoscere tali fonti “occulte” di energia costituite dal citrato stesso, dal glucosio (nelle sole soluzioni di ACD) e dall’eventuale uso di lattato nelle sacche di re- infusione, per evitare dei quadri di “over feeding” potenzialmente nocivi per il paziente in terapia intensiva. [20]- [21]



Figura 26 di 61.

Va sottolineato, tuttavia, che più che al tipo di soluzioni da utilizzare, occorre enfatizzare la potenzialità delle metodiche utilizzate, per esempio sfruttando a pieno la componente mista-diffusiva che da sola consente un’ottima rimozione dei complessi citrato/calcio (funzione del volume dell’effluente) o impiegando dialisati ad hoc ridotti di sodio-bicarbonato e privi di calcio, permettendo così di operare in tutta sicurezza con bassi flussi ematici e ridotte concentrazioni di citrato infuso, aspetti che alla resa pratica determinano carichi energetici non significativi (200-300 Kcal. die). [22] (full text)- [23]



Figura 27 di 61.

Gli aspetti procedurali dell’infusione di citrato in CRRT rispettano sempre alcune caratteristiche comuni a prescindere dalla metodica, ovvero: 1) infusione singola, il più possibile all’inizio del circuito in modo da chelare il maggior numero di ioni calcio in arrivo al filtro, mediante una pompa aggiuntiva; 2) infusione in aggiunta a sacche di reinfusione sempre somministrate pre-filtro, 3) mantenimento di un rapporto fisso tra flusso ematico e flusso citrato o titolando l’infusione sui valori di calcio ionizzato post-filtro.



Figura 28 di 61.

La sede infusione del citrato nelle varie metodiche ovvero in CVVH, CVVHD e CVVHDF. [14]



Figura 29 di 61.

Attualmente l’industria medica ha messo a disposizione dell’utente sistemi di “connettologia” dedicata che comprende per esempio linee pre-connesse con le linee sangue per l’infusione di citrato e calcio



Figura 30 di 61.

In un modello di anticoagulazione regionale semiautomatica con citrato per una metodica ibrida come la SLED, l’autore individua come target ottimali da raggiungere citratemie del circuito molto “spinte” di 7-10 mmol/l di sangue che corrispondono a valori di calcemie ionizzate nel circuito < a 0.2 mmol, tali da rendere virtualmente incoagulabile il sangue,  citratemie in uscita dal filtro di 0.3 mmol/l (abbattimento con filtro dedicato del 98% del carico) e calcemie ionizzate in entrata al paziente di 1.1-1.2 mmol, grazie alla ricalcificazione con calcio cloruro. Tali parametri, per estensione, sono quelli suggeriti anche per metodiche di CRRT convenzionali, laddove tuttavia vengono suggeriti valori di citratemia del circuito di 3-5 mmol/l, ampiamenti sufficienti per consentire un’efficace e sicura anticoagulazione regionale. [24]



Figura 31 di 61.

Alla scelta della soluzione di citrato fa seguito quella delle soluzioni di dialisato e di reinfusato, ora prodotte ad hoc dall’industria.



Figura 32 di 61.

Vi è un’uniforme indicazione ad utilizzare sempre un dialisato privo di calcio “conditio sine qua non” per ridurre il fabbisogno di citrato ma a modulare la concentrazione di sodio, bicarbonato e magnesio in risposta alla concentrazione di citrato infuso. Per esempio l’adozione di una soluzione di TSC al 4% in CVVHD richiede un dialisato modulato su concentrazioni di sodio e bicarbonato ridotti (per compensare la potenziale alcalosi e ipernatremia) e maggiorato  di magnesio per compensare la chelazione operata dal citrato. [25]- [26] (full text)



Figura 33 di 61.

Per quanto attiene le soluzioni di re-infusione infuse in post, queste in genere contengono calcio (1.75 mmol/l) aspetto che non sembra in realtà indurre una maggiore coagulazione a livello del gocciolatore venoso ma è in grado di ridurre il fabbisogno di calcio da infondere al paziente. [15] (full text)



Figura 34 di 61.

Recentemente è stata messa a punto e commercializzata una soluzione di reinfusione contenente fosfato (Phoxilium-Gambro) alla concentrazione di 1.2 mmol/l (valori plasmatici di 0.8-1.5 mmol/l).  Tale esigenza è nata per contrastare e risolvere il problema dell’ipofosfatemia, disionia di frequente riscontro in CRRT, interessando un’ampia percentuale di pz tra il 10-80% e di grande impatto clinico, potendo interferire, tra altri aspetti, con lo svezzamento ritardato dal respiratore. [27] (full text)



Figura 35 di 61.

L’adozione di tale supplementazione in CVVH pre-post diluizione, secondo l’esperienza di Morabito et al. consente di evitare la supplementazione di bicarbonato e fosfato nel gruppo di pazienti sottoposti a tale rimpiazzo. [28] (full text)



Figura 36 di 61.

Attualmente le principali  industrie del settore hanno “adeguato” i monitors ad effettuare l’anticoagulazione regionale con citrato.   [29]



Figura 37 di 61.

I monitors presentano caratteristiche comuni come la disponibilità di software e hardware che modulano l’infusione di citrato e di calcio abbinandole al flusso ematico e dell’effluente; inoltre  la disponibilità di soluzione ad hoc, la semplicita d’uso con interfacca “friendly” con l’operatore e la possibilità di modulare la dose di dialisi con metodiche diffusive-convettive-miste e con sorbenti porteranno ad una sicura espansione della metodica nei prossimi anni. [30] (full text)



Figura 38 di 61.

Pur con possibilità operative diverse, i monitors lavorano a regimi “soft” (sono riportati i flussi ematici e di dialisato/reinfusato consigliati nei diversi sistem operativi) che se da un lato consentono comunque ottimi profili di depurazione, dall’altro mantengono frazioni di filtrazioni ideali (FF < 25%), aspetto, quest’ultimo, di particolare importanza per mantenere il Sieving Coefficient del citrato favorevole per tutto il trattamento.



Figura 39 di 61.

Impatto delle modificazioni del “Sieving Coefficient” in relazione alla Frazione di Filtrazione (FF)



Figura 40 di 61.

I sistemi operativi prevedono, inoltre, una prescrizione modulabile che tiene conto del peso del paziente. [29]



Figura 41 di 61.

La dose di citrato suggerita in letteratura varia da 3 a 5 mmol/l;  la dose di citrato è funzione del flusso di citrato, della sua concentrazione e del flusso ematico effettivo.



Figura 42 di 61.

Varia tra i vari sistemi il rapporto tra flusso citrato  e flusso ematico



Figura 43 di 61.

Per il sistema Ci-CA CVVHD  i valori “default” di inizio trattamento prevedono un dialisato di 2000 ml/h, un Qb di 100 ml/min, un valore di citrato di 4 mmol/l e di calcio di 1.7 mmol/l. [29]



Figura 44 di 61.

Ogni sistema operativo mette a disposizione dell’utente tabelle o normogrammi che consentano una sicura ed immediata modifica dei parametri operativi in risposta ai livelli di calcemia ionizzata post filtro o sistemica rilevata. [29]



Figura 45 di 61.

Analoghi normogrammi e tabelle sono a disposizione per valutare eventuali alterazioni dell’equilibrio acido-base (alcalosi-acidosi) [29]



Figura 46 di 61.

Attualmente, in Italia, l’operatore ha un’ampia gamma di metodiche da utiliizare, da quelle prevalentemente miste convettive-diffusive CVVHDF.



Figura 47 di 61.

a metodiche convettive CVVH  con protocolli “ad hoc” semplificati per l’anticoagulazione regionale.  [31] (full text)



Figura 48 di 61.

Un approccio analogo è presente anche all’estero, sebbene con differenze legate a legislazioni diverse in materia di “device” e di soluzioni; utilizzo di una metodica mista. [15] (full text)



Figura 49 di 61.

Impiego di una metodica diffusiva. [26] (full text)



Figura 50 di 61.

Un cenno a parte merita la CPFA-CVVH , metodica promettente che consente di effettuare in alternativa alle metodiche miste e diffusive nella terapia dello shock settico.  [32]



Figura 51 di 61.

La metodica abbina un processo di emofiltrazione ad uno di plasmafiltrazione e plasma-adsorbimento su cartucca dedicata ma presenta un importante drawback necessitando di elevate dosi di eparina per evitare la precoce coagulazione del circuito (in genere della cartuccia). [33]



Figura 52 di 61.

In tale contesto, l’adozione di una anticoagulazione regionale con citrato ha consentito una più agevole gestione del trattamento consentendo di trattare volumi di plasma adequati per considerare efficace la metodica (> di 0.20 l/kg/die). [34]



Figura 53 di 61.

 La “ricalcificazione” del paziente è aspetto fondamentale dell’anticoagulazione regionale con citrato dal momento che in assenza di calcio nel dialisato o nella sacca di reinfusione/citrato, il bilancio dello ione è mantenuto solo dalla  supplementazione di calcio nel segmento distale della linea venosa.



Figura 54 di 61.

Grazie ad una “connettologia” dedicata (set a”T”), l’infusione è sicura e il rischio di invertire le sacche è abolito.



Figura 55 di 61.

Il calcio sotto forma di cloruro di calcio (0.680 mmol di calcio/ml) o di calcio gluconato (0.223 mmol calcio/ml) è infuso nel CVC o in altra via centrale per l’elevato potere corrosivo e lesivo in caso di stavaso. L’infusione di calcio avviene in forma pura mediante siringhe dedicate  o diluito in SF con  concentrazioni raccomandate di 90-200 mmol/l.



Figura 56 di 61.

L’infusione di calcio è funzione del volume di effluente (mmol/litro di effluente). Anche per la regolazione dell’infusione di calcio l’operatore si avvale di  tabelle di immediata consultazione. [29]



Figura 57 di 61.

Regolazione della dose di calcio nei vari sistemi operativi (CVVHDF e CPFA-CVVH). [34]



Figura 58 di 61.

Il  futuro ci metterà a disposizione monitors sempre più performanti, idonei a garantire un supporto globale del paziente in terapia intensiva con l’ausilio di emofiltri, plasmafiltri, sorbenti e device di aferesi selettiva. [35] -  [36] - [24]



Figura 59 di 61.

Nonchè a monitorizzare “on line” l’escrezione di vari soluti o dei farmaci. In tali scenari l’anticogulazione regionale con citrato potrà essere totalmente automatizzata. [37]



Figura 60 di 61.

Tra i “dogmi” proposti per il “renal support” in terapia intensiva, l’anticoagulazione con citrato giocherà un ruolo sempre più rilevante, grazie all’industria dedicata che ha messo a disposizione del clinico metodiche affidabili ed efficaci (“device” automatici e soluzioni “ad hoc”) e al numero crescente di  lavori scientifici che mostrano la sicurezza e maneggevolezza della metodica anche in categorie di pazienti inizialmente esclusi da tale metodica come gli epatopatici con severa insufficienza d’organo. [38] (full text)



Figura 61 di 61.

Tali favorevoli premesse non possono, tuttavia prescindere, da un training medico-infermieristico continuo attraverso una condivisione aggiornata delle competenze tra le diverse unità operative coinvolte e l’adesione stretta a protocolli di sorveglianza al fine di ridure al minimo i rischi.



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