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L’ANTICOAGULAZIONE CON CITRATO: ESPERIENZE A CONFRONTO


Il citrato in SLED

release pubblicata il  25 novembre 2013 
da Enrico Fiaccadori

Figura 1 di 37.

Il citrato nella SLED



Figura 2 di 37.

La presentazione e’ suddivisa in tre parti, allo scopo di illustrare l’utilizzazione del citrato come metodica di anticoagulazione regionale del circuito per la SLED

  • Che cosa si intende per SLED
  • Quali sono le opzioni per l’anticoagulazione del circuito nella SLED

Utilizzazione del citrato in SLED, con particolare riferimento ad un protocollo di recente pubblicazione



Figura 3 di 37.

La SLED (Sustained low-efficiency dialysis) e’ una modalita’ di terapia sostitutiva delle funzione renale (Renal replacement Therapy, RRT) di tipo intermittente prolungato, piu’ spesso utilizzata per i pazienti ricoverati in terapia intensiva.

In letteratura questo tipo di trattamento viene indicato con acronimi diversi, ma il piu’ utilizzato e’ SLED



Figura 4 di 37.

La diapositiva illustra uno schema semplificato della SLED.

In questo caso il circuito, incluso il filtro e la macchina, e’ esattamente sovrapponibile a quanto si utilizza comunemente per la dialisi nel paziente cronico.

Le differenze  piu’ importanti rispetto alla emodialisi standard sono rappresentate dal flusso sangue (200 ml/min) e dal flusso del liquido di dialisi, che a seconda della macchina utilizzata sara’ 100-300 ml/min, in controcorrente o in cocorrente

La SLED viene di solito eseguita per 8-12 ore, a giorni alterni o con ritmo giornaliero, a seconda delle necessita’ del paziente



Figura 5 di 37.

Il termine «low-efficiency» si riferisce unicamente all’efficienza dialitica nell’unita’ di tempo (la clearance dell’urea in SLED normalmente e’ compresa tra 60 e 100 ml/min), che e’ inferiore a quella di una emodialiisi tradizionale. Tuttavia, l’efficienza complessiva di un singolo trattamento e’ molto elevata, in quanto una SLED dura 8-12 ore



Figura 6 di 37.

La SLED rappresenta un approccio di tipo «ibrido» alla RRT nel paziente critico, in quanto coniuga i principali vantaggi della emodialisi convenzionale con quelli della CRRT, limitandone i possibili svantaggi delle due modalita’ di RRT

I dati della letteratura suggeriscono per la SLED una buona stabilita’ emodinamica, una buona capacita’ di rimozione dei fluidi, una buona efficienza nnella rimozione dei soluti, flessibilita’ ed economicita’, costi contenuti, e la possibilita’ di una anticoagulazione intermittente, che puo’ anche essere di tipo regionale, come vedremo nelle prossime diapositive



Figura 7 di 37.

Nella realta’ italiana, sulla base dei dati di una recente survey nella Regione Piemonte, la SLED rappresenta circa il 40% dei trattamenti eseguiti in terapia intensiva  [1] (full text).

Presso l’Ospedale di Parma la SLED rappresenta la modalita’ di RRT standard nel paziente critico dal 2005, insieme all’emodialisi intermittente convenzionale



Figura 8 di 37.

Per la SLED e’ possibile utilizzare qualunque tipo di macchina, sia quelle da dialisi convenzionale (in questo caso e’ necessario un impianto fisso o mobile per il trattamento dell’acqua) oppure quelle per CRRT.



Figura 9 di 37.

Come si e’ gia’ anticipato, le differenze consistono essenzialmente nelle impostazioni dei flussi sangue e liquido di dialisi



Figura 10 di 37.

In letteratura sono descritte esperienze di SLED con numerose tipologie di macchine, sia per dialisi convenzionale che CRRT [2]



Figura 11 di 37.

Nella seconda parte della presentazione verranno analizzate le possibili opzioni per l’anticoagulazione del circuito in SLED



Figura 12 di 37.

Per la SLED sono state utilizzate differenti strategie di anticoagulazione del circuito, in genere sovrapponibili a quelle utilizzate per la CRRT: lavaggi con soluzione salina, eparina standard, eparine a basso peso, prostaciclina



Figura 13 di 37.

Se non viene utilizzato alcun anticoagulante, la percentuale di coagulazione dei circuiti in SLED puo’ raggiungere il 35-40%, mentre con l’eparina standard vengono riportate percentuali del 17-20%



Figura 14 di 37.

E’ stata anche utilizzato l’eposprostenolo (Flolan) un analogo di sintesi della prostaciclina, prostaglandina con proprieta’ vasodilatanti e antiaggereganti [3] (full text)



Figura 15 di 37.

La prostaciclina ha consentito di ottenere buoni risultati (coagulazione precoce dei circuiti solamente nel 10% dei casi) ma non ha avuto largo impiego sia per motivi economici, sia per la mancanza di esami di laboratorio semplici ed eseguibili al letto del malato per il monitoraggio, sia per la possibilita’ di un effetto ipotensivo, seppur temperato dalle dosi molto basse utilizzate  [3] (full text)



Figura 16 di 37.

La prostaciclina si e’ comunque dimostrata un approccio sicuro dal punto di vista del rischio emorragico, con incidenza di complicanze emorragiche maggiore pari a circa il 6% rispetto al 10% osservato nei pazienti nei quali non si utilizzava alcun anticoagulante [3] (full text)



Figura 17 di 37.

Una opzione ulteriore proposta piu’ di recente per l’anticoagulazione in SLED e’ stata il citrato



Figura 18 di 37.

La diapositiva illustra i requisiti di un protocollo ideale per il citrato in SLED:

Dovrebbe garantire una adeguata anticoagulazione del circuito, ed in particolare una anticoagulazione regionale

Dovrebbe rendere possibile l’utilizzazione di soluzioni low-cost di citrato del commercio, evitando la necessita’ di ricorrere a soluzioni specifiche

Dovrebbe prevedere un apporto minimo di citrato al paziente, in modo da ridurre il carico di citrato da metabolizzare

Dovrebbe essere attuabile senza necessita’ di supplementazione di calcio per il paziente

Non dovrebbe richiedere un monitoraggio complesso



Figura 19 di 37.

Un punto fondamentale e’ rappresentato dalla riduzione del carico di citrato: infatti, tra tutte le strategie attuabili per evitare l’accumulo di citrato nel paziente, oltre ad utilizzare la dose minima efficace, la piu’ semplice e’ quella di aumentare la rimozione del citrato, che puo’ essere attuata dal trattamento stesso, in quanto lo ione citrato ha una basso peso molecolare (inferiore a 200 Da) [4]



Figura 20 di 37.

La SLED consente di sfruttare contemporaneamente diverse strategie rivolte alla riduzione di eventuali problemi di gestione dell’anticoagulazione con citrato:

  • Rimozione del citrato in eccesso per diffusione durante la SLED stessa
  • Ricalcificazione del sangue semplificata, attraverso l’utilizzazione di un liquido di dialisi contenente calcio
  • Creazione di una ampia finestra nella somministrazione di anticoagulante (periodo interdialitico di 12-16 ore) in modo da consentire al fegato, anche in condizioni di ridotta funzione epatica, di metabolizzare la quota di citrato entrata nella circolazione sistemica


Figura 21 di 37.

Nel 2008 e’ stato proposto un protocollo di anticoagulazione regionale con citrato per la SLED [5] (full text)



Figura 22 di 37.

La diapositiva illustra le principali caratteristiche di questo protocollo, che prevedeva l’utilizzazione di macchine per dialisi standard, di flussi sangue e liquido di dialisi quasi sovrapponibili a quelli di una emodialisi tradizionale, un carcio di citrato di circa 30 mmol/ora, un liquido di dialisi senza calcio, la reinfusione di Calcio cloruro al paziente a dosi importanti (41 mmol/h).

Nel 100% dei casi (solo in parte pazienti con insufficienza renale acuta) veniva portato a termine il trattamento nel tempo prescritto (in media 7 ore e mezzo)

Il protocollo era tuttavia abbastanza complesso [5] (full text)



Figura 23 di 37.

Di recente e’ stato proposto un altro protocollo per la SLED con citrato, piu’ semplice, e che prevede l’utilizzazione di macchine per dialisi standard e di ACD-A come soluzione di citrato [6]



Figura 24 di 37.

La diapositiva illustra uno schema semplificato del protocollo proposto nello studio

In particolare come soluzione di citrato viene utilizzato l’ACD-A, che contiene 113 mmol/L di ione citrato sotto forma di acido citrico e citrato trisodico, ad una velocita’ di infusione di 300 ml/h nel circuito, che garantisce di ottenere  approssimativamente 3 mmol/ nel sangue prefiltro

La ricalcificazione del sangue prima della restituziione al paziente viene ottenuta per retrodiffusione di calcio attraverso il filtro, in quanto viene utilizzato un liquido di dialisi contenente 1.25 mmol/di calcio

Il liquido di dialisi scorre, in cocorrente, per evitare una rimozione eccessiva di citrato all’interno del filtro, che lascerebbe scoperta l’ultima parte del circuito ed in particolare il pozzetto venoso  [6]



Figura 25 di 37.

La velocita’ di infusione del citrato in ml/h (300)  e’ in rapporto 1.5 rispetto rispetto alla velocita’ del flusso sangue espressa in ml/min (200)

Se il paziente ha valori di calcio ionizzato inferiori a 0.9 mmol/ gia’ alla partenza o in qualunque momento durante la SLED, e’ possibile iniziare una infusione di calcio gluconato (0.24 mmol/ml) direttamente al paziente a velocita’ 5 ml/h [6] 



Figura 26 di 37.

Il monitoraggio viene attuato utilizzando l’ACT su apparecchio point-of-care Hemochron e il calcio ionizzato da emogasanalizzatore

Nella routine ACT e calcio ionizzato vengono dosati all’inizio, dopo due ore ed al termine del trattamento, nel sangue del circuito che proviene dal paziente, quindi prima del filtro e prima che avvenga la miscelazione con l’ACD-A



Figura 27 di 37.

Nello studio sono stati considerati complessivamente 119 pazienti, cioe’  tutti i pazienti con AKI ricoverati nelle quattro terapie intensive dell’adulto (generale, postoperatoria, cardiochirurgica e renale) dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma in un arco di tempo di 30 mesi, e con indicazione alla SLED [6]

I pazienti avevano un APACHE II medio di circa 24, nella maggior parte dei casi erano ventilati meccanicamente, e la mortalita’ ospedaliera e’ stata pari al 39%

Complessivamente sono stati analizzate 807 sessioni di SLED



Figura 28 di 37.

Sono stati valutati indici di sicurezza ed efficacia.

Come principale indicatore di sicurezza e’ stata utilizzata l’incidenza di nuovi episodi emorragici maggiori durante la SLED e/o entro le 48 ore successive al termine di ciascuna sessione; inoltre, i livelli sistemici di ACT e calcio ionizzato

Come indici di efficacia sono stati utilizzati il numero di trattamenti interrotti prematuramente per qualunque motivo e in particolare per coagulazione incipiente o avenuta del circuito, e l’urea reduction ratio



Figura 29 di 37.

L’incidenza di complicanze emorragiche e’ stata pari al 5% circa, con una incidence rate di 0.4 episodi per 100 giorni a rischio



Figura 30 di 37.

Solamente nel 3.5% dei pazienti si e’ resa necessaria una  supplementazione di calcio (in alcuni di questi pazienti tuttavia una ipocalcemia ionizzata era gia’ presente all’inizio del trattamento)

L’alcalosi metabolica e’ stato un evento raro

Non si sono verificati episodi di ipernatremia riconducibili al trattamento



Figura 31 di 37.

La diapositiva illustra alcune variabili intradialitiche misurate durante la SLED.

I valori di citratemia del paziente, pur significativamente aumentati durante il trattamento, si sono mantenuti a livelli che sono circa dieci volte inferiori a quelli che determinano l’anticoagulazione del sangue.

Circa due terzi del citrato infuso nel circuito erano rimossi dal trattamento

In meno del dieci dei casi si sono misurati valori di calcio ionizzato inferiori a 0.90 mmol/L [6]



Figura 32 di 37.

I circuiti sono risultati adeguatamente anticoagulati, come documentato dai valori di calcio ionizzato nel sangue del circuito dopo miscelazione del sangue con l’ACD (circa 0.25 mmol/L)



Figura 33 di 37.

Stratificando i pazienti in base alla presenza o meno di compromissione della funzione epatica (indice MELD) non si sono documentate differenze di rilievo nei livelli di ACT 



Figura 34 di 37.

Allo stesso modo, la presenza di compromissione della funzione epatica non ha comportato la presenza di differenze clinicamente rilevanti nei livelli di citratemia



Figura 35 di 37.

La maggior parte dei trattamenti (93% circa) sono stati conclusi nei tempi prescritti (da 8 a 12 ore per trattamento); interruzioni dovute a coagulazione incipiente o avvenuta del circuito si sono verificate nel 2.4% dei casi



Figura 36 di 37.

La restituzione del sangue a fine trattamento e’ stata totale nel 98% dei casi



Figura 37 di 37.

In conclusione, il citrato rappresenta probabilmente la migliore strategia per l’anticoagulazione del circuito in corso di SLED

Sono necessari trial randomizzati controllati sull’argomento



Parole chiave: citrato

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